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Progetti con Enti Carcerari

Un video molto speciale

Certamente l’animazione più particolare realizzata da Schooltoon nei suoi primi anni: pensata, scritta e musicata dai detenuti della Casa di Reclusione di Milano Bollate.

Il progetto denominato “Anche dentro un carcere può ruotare un mondo” ha rappresentato la convergenza di una Scuola virtuale, la nostra Scuola a Cartoon, con un’altra estremamente reale, l’IIS Paolo Frisi di Milano e il suo distacco presso Bollate.

La Prof. di Matematica Annaletizia La Fortuna, “un gigante di umanità, entusiasmo e competenza” (come ci piace definirla), con la complicità dei Colleghi e di una Direzione illuminata, ha stimolato i suoi alunni a diventare protagonisti di un progetto che ha regalato: a loro stessi un obiettivo da raggiungere, a Schooltoon un’esperienza di vita: a tutti, una coinvolgente lezione di Matematica, di Storia, di Musica, di Principi e di Politica.

Forse il traguardo più Terzo-Culturale realizzato dalla Scuola a Cartoon e certamente il più vicino al nostro sogno di condivisione della cultura.  Questa esperienza, oltre alla realizzazione di due video, ha generato un diario a puntate pubblicato in tempo reale nella pagina Facebook di Schooltoon.

Diario Bollate

 

“In una mattina d’inizio marzo, dall’alba di Roma, arriviamo alla casa di detenzione di Bollate, periferia nord di Milano. Il primo edificio alto e grigio è occupato da uffici con finestre a profili colorati. Alla guardiola sfiliamo per i controlli di rito, il deposito dei cellulari e di qualsiasi dispositivo connesso. È la soglia dell’alterità: entrare comporta chiudere con il mondo di fuori.

Camminiamo lungo corridoi ogni istante più lunghi. Attraversiamo sezioni dove i detenuti si fermano, passano per andare a lavorare, o passeggiano con i visitatori.

Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni e in questo carcere atipico, a custodia attenuata, si lavora in tale direzione: la vigilanza è dinamica ed integrata tra gli operatori e gli spazi sono suddivisi secondo un’architettura strutturale rivalutante, che incoraggia percorsi di consapevolezza.

Squarci di bellezza nei murales realizzati dai detenuti sulle pareti, qualche angolo arredato con una cura particolare, testimoniano il desiderio di normalità.

Il carcere di Bollate, limitrofo all’area dove si è svolto l’Expo, gode di una forte integrazione con il territorio, attraverso iniziative imprenditoriali ed eventi. Qui si imparano i mestieri della legalità: così la palestra, la sala musica, la scuola alberghiera, offrono una socialità che molti non avevano conosciuto nel mondo di fuori. C’è anche una scuderia, di cui intravediamo i “cavalli in carcere”.

 Qui la maggioranza dei detenuti non è così differente da chiunque altro. Vittime dell’ambiente in cui sono cresciute, dell’ignoranza o del bisogno.  Persone che hanno ceduto alla collera, al desiderio, che si sono fidate di quello sbagliato. Malattie di cui ognuno può ammalarsi, per quanto in misura diversa. Tentiamo di dimostrare loro di non essere venuti per salire in cattedra.

Le facce contente o scettiche della ventina di detenuti, che ci accolgono, hanno la dignità di chi si è ribellato al lasciarsi andare. L’applauso di benvenuto che ci regalano è una grande emozione. In questo contesto delicato e complesso, è necessaria una matrice cognitiva differente: i docenti e i relatori sono un ponte con il mondo esterno, un altrove che va avanti. Occorre entrare in empatia, ricostruire coordinate fisiche e mentali. La Fantasia come forza sociale.

Dopo una breve presentazione, cerchiamo di far emergere le potenzialità, proponendo il linguaggio a cartoon come strumento flessibile per leggere la loro realtà. Uno strumento che viene messo nelle loro mani per costruire la storia che si sentiranno di raccontare.

Sono uomini dai venti ai sessant’anni, molti con figli. C’è una forte presenza di detenuti dal Sud Italia, con un ventaglio di dialetti. Ma non mancano accenti spagnoli, arabi e tedeschi. M. un giovane cinese, sembra già pronto a fare impresa e si informa sulle potenzialità del software in uso per creare i cartoni di Schooltoon. B. manifesta curiosità filosofiche sulle origini della Matematica e sulla nascita di Algebra e Geometria. L. vorrebbe coinvolgere almeno idealmente suo figlio, che ha undici anni e forse fuori avrebbe bisogno di un ripasso in matematica.

Alcune loro riflessioni brillano per intelligenza e sensibilità. Il lavoro preparatorio della Professoressa Annaletizia si sente, gli allievi già conoscono Schooltoon e sono pronti ad interagire.

Quando Gabriele, il nostro Animatore Digitale, illustra le combinazioni con cui si può caratterizzare un personaggio e integrarlo in una scenografia, si mostrano attratti da soggetti che regalano identificazione: prediligono un eroismo abbordabile, rielaborazione di figure chiave del loro vissuto: il poliziotto (associato  alla figura del cane da guardia), lo spacciatore, il bullo; le donne che qui dentro mancano, insieme a tutti i progetti di vita non realizzati.

Colpiscono la disponibilità ad aiutare nell’allestire le attrezzature in sala video, la curiosità creativa e l’attitudine allo scherzo, che tende a sdrammatizzare. La mancanza di connessione, ovvero la Rete, provoca risate in un luogo dove di reti ce ne sono in abbondanza….

Quando il tempo a disposizione in aula termina, molti si avvicinano per parlare e potremmo continuare per molto. Ma altre emozioni ci attendono.

La tavola apparecchiata in modo tradizionale, una tela dipinta a ritrarci insieme, a condividere lo stesso tavolo, un dono, una fantasia, un appetito, un rimpianto.  

Come se tutte le distanze fossero saltate via.

Invitare qualcuno a pranzo implica incaricarsi di prendersene cura, averne a cuore la soddisfazione. È un gesto di fiducia. Un pranzo completo al profumo di mare, preparato e offerto dagli allievi dell’Alberghiero, un gesto di una bellezza disarmante. Respiriamo una genuina meraviglia. Fuori la vita ha un’altra velocità; dentro, aiutiamo a sparecchiare, prendendoci il nostro tempo. Poi usciamo a fumare con alcuni di loro nell’ampio spazio esterno. Il giorno riappare, riflesso di luce accecante, sullo specchio di cemento bianco dei muri perimetrali. Il blu del cielo si fa vertigine. Tutti esuli, nella misura della distanza tra passato e futuro.Procedendo per sottrazione. Ma ancora padroni di qualche sorriso.

Nuvole di memorie veleggiano oltre, come lettere per il cielo. Rimaniamo a vivere domande, ascoltare assenze come spazi cavi. Parole che trovano voce nell’emozione, mani tremanti nel raccontarsi.

Il progetto didattico si arricchisce di desideri più ampi.

Occorre cautela nell’assecondare i loro slanci: poco di quello che propongono con entusiasmo di fanciulli sarà attuabile, per rimanere nell’ambito di permessi e autorizzazioni. In un Carcere i sogni infranti in quel vuoto che ha spinto via il futuro, rendono insopportabili anche piccole delusioni. Perciò dobbiamo promettere solo ciò che potremo mantenere. Poi Il silenzio cala come in tutto ciò che volge ad un termine.

Rientriamo.

L’incontro finale a Bollate è partito da un’altra alba di Roma, portando idealmente con noi anche chi del gruppo non ha potuto esserci. In tre mesi, un’iniziativa didattica gestita in perfetta sinergia con la docente Annaletizia La Fortuna si è evoluta in un’esperienza di grande valore umano, fondante per sperimentare interazioni formative in contesti di frontiera.

Nulla di edulcorato o vago, ma pura “poiesis”, nella valenza greca di azione: la Poesia come progetto concreto, con effetti sociali, culturali ed esistenziali seminali.

Di nuovo Bollate. Di nuovo l’alto cielo azzurro terso stampato di nuvole imperfette. Siamo tornati nella Casa di Reclusione per condividere con gli alunni e i docenti il frutto di tre mesi di lavoro congiunto. Questa seconda fase non la consideriamo conclusiva, ma solo un’ulteriore tappa di un viaggio bellissimo. In tasca, portiamo la chiavetta usb con i due video in cui abbiamo assemblato in animazione il lavoro autoprodotto completamente dai detenuti. Nei video hanno convogliato identità differenti per rivelare comunanza di intenti e, in definitiva, di destino. Ragazzi e uomini che hanno fallito, ma cercano un modo tutto loro di ricominciare, salvando valore e dignità, Hanno una gran voglia di farsi ascoltare, con positività e senso dell’umorismo. In queste ore trovano la Libertà di ridere, sorprendersi, riconoscersi, essere guardati: abbiamo il privilegio di scivolare nella loro storia: una piccola comunione, con quelle incrinature che rendono viva ogni domanda.

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